Una pratica relativamente recente nel mondo della produzione di documentari e contenuti factual è il cosiddetto “reversioning”. Questo fenomeno nasce dalla necessità di broadcaster internazionali di disporre di versioni diverse dello stesso prodotto, per poterlo rendere compatibile con la propria audience locale. Ciò significa che ogni paese può necessitare di una versione diversa dello stesso titolo, anche se ciò riguarda piccoli dettagli: ad esempio, può interessare i titoli di testa o una singola scena. Il processo del reversioning riguarda il più delle volte la fase finale della post-produzione e ha lo scopo a volte di “soffiare nuova vita in materiale già esistente” (via Realscreen) e può dare, in certi casi, una seconda vita a un prodotto già in circolazione.
Il caso di The American Wall
Ad esempio con Berta Film abbiamo valutato l’opzione del reversioning quando i registi/produttori della Movie Movie Nene Grignaffini e Francesco Conversano ci hanno chiesto di distribuire all’estero il loro splendido documentario “Muri”, un classico feature documentary di 85 minuti, diviso in due lunghi capitoli, uno ambientato sul confine Messico-Usa, l’altro in Kosovo. Il film era già stato distribuito con successo in Italia e l’intenzione era quella di capire se e come potesse funzionare sul mercato internazionale. Una sfida non così semplice, per un film dalla lunga durata, complesso e dal taglio piuttosto autoriale. La nostra convinzione era che il primo segmento, sul Messico, fosse quello più adatto a un mercato di slot tv current affairs. Abbiamo così deciso di estrapolare il primo segmento e trasformarlo in un nuovo documentario one-off di 50 minuti dal titolo “The American Wall”. Attraverso una semplice e rapida operazione di re-versioning abbiamo creato una versione per il mercato dei current affairs internazionali, valorizzando il segmento del film più adatto allo scopo. Si può dire che l’operazione sia ben riuscita, dato che “The American Wall” continua ad essere richiesto da canali tv internazionali, nel settore educational nord-americano e in quello dei festival di documentari;
Il caso The dark side of the sun
Abbiamo chiesto a Carlo Hintermann, regista dello splendido e originalissimo The Dark side of the sun, di raccontarci come è stato affrontato il processo di re-versioning del suo film. Si tratta di un creative documentary di 92 min del 2011, dal taglio molto cinematografico e autoriale, dove si alternano animazione a scene in presa diretta. In occasione della messa in onda televisiva del film, non bastava una banale riduzione a 52 minuti:
“si è trattato non solo di sintetizzare alcune delle storie narrate del film ma di fare delle scelte diverse. In questo processo abbiamo cercato di instaurare un rapporto proficuo con i commissioning editor della rete, cercando di fare un lavoro ad hoc piuttosto che una semplice riduzione. Questo ha significato fare delle scelte importanti eliminando alcuni elementi ma cercando di raggiungere una chiarezza che desse dignità alla versione da 52′. Alla fine si è trattato di un lavoro stimolante che ha anche ridisegnato i pesi dell’animazione senza sottrarle l’importanza che ha nel film. Devo dire che l’intero processo è stato possibile grazie a un lavoro molto ragionato insieme al mio usuale collaboratore, il montatore Piero Lassandro. Un tratto che caratterizza infatti la nostra produzione è quello di ragionare sulla struttura dei progetti dedicando il tempo giusto ad un’analisi strutturale.”
Tecniche di re-versioning
Ma in quali aspetti un documentario o una serie factual può essere influenzata da un’operazione di reversioning? Prima di tutto, può essere necessario un doppiaggio o un sottotitolaggio per adattarsi alla lingua di un altro paese; in secondo luogo, può essere necessaria una “traduzione culturale”: perchè il prodotto possa essere compreso e apprezzato da un pubblico straniero, può essere necessario intervenire anche nel modo in cui si presenta l’host di una serie. Il pubblico inglese può preferire un presentatore con la camicia nei pantaloni, mentre quello americano potrebbe riconoscersi maggiormente in un host con la camicia fuori dai pantaloni (Realscreen)!
Terzo, si può dover intervenire sulla grafica, la musica e molto spesso nell’adattamento del titolo del prodotto: il canale italiano Real Time ha scelto, ad esempio, di cambiare il titolo della serie britannica “Snog marry avoid” nel più riconoscibile (per il pubblico italiano) “Dire, fare, baciare”.
Molto spesso il commissiong editor può richiedere importanti cambiamenti nel montaggio o riprese integrative. In quel caso è consigliabile, se non inevitabile, rinegoziare l’investimento del broadcaster, in caso di richieste molto costose.
Infine può essere utile per il produttore osservare alcuni accorgimenti, come ad esempio realizzare le interviste sia in lingua originale che in lingua inglese (in modo da averle già pronte per il mercato anglofono), oppure inserire il timecode nello screener che viene mostrato ai clienti, in modo da poter discutere più semplicemente di eventuali cambiamenti o re-versioning.
di Stefano Mutolo e Valeria Alberti